Per molti il Missus è sinonimo di un’atmosfera dolce e commovente dove, al gelo delle chiese prive di sistemi di riscaldamento, si sopperiva con il calore dell’invocazione e della dimensione comunitaria praticamente innata. Ragioni pastorali non ben identificate e motivate hanno indotto alcune comunità a dimenticare questa forma tutta nostra di attendere il Natale sia perdendo irrimediabilmente le antiche melodie della tradizione orale, sia rinunciando alla sua stessa celebrazione per schemi di preghiera che spesso lasciano il tempo che trovano. L’iniziativa dell’Ufficio Diocesano per la Liturgia e della Commissione Liturgica Diocesana di pubblicare un sussidio per la celebrazione della novena del Natale che abbia al suo centro il canto del Vangelo dell’Annunciazione vuole essere un incentivo ad attingere ancora alla tradizione locale per riscoprirne la profonda ispirazione religiosa. Ammalati di verbosità, ci si dimentica del valore impressivo e non solo espressivo della parola liturgica e del gesto rituale, del canto corale e di una preghiera scandita per nove sere. Il Missus, rivestendo di struggenti melodie il dialogo denso di fede di Maria di Nazaret con il messaggero celeste, ripropone alla maniera del rito la centralità del mistero nascosto nei secoli e finalmente rivelato all’uomo. Un mistero che non esige di essere rinchiuso nelle sottili argomentazioni di chi tutto vuole capire, ma che facendosi canto e silenzio lascia che l’ultima parola sia l’Amen della fede.
Il sussidio, pur non discostandosi dal riferimento imprescindibile al Missus, per favorire una certa varietà di elementi testuali presenta quattro schemi celebrativi. Il primo, di indole cristologica, fa leva sul mistero dell’incarnazione del Verbo, suprema rivelazione della gloria di Dio nella storia dell’uomo; il secondo pone al centro la figura di Maria e la sua pronta adesione alla proposta di Dio; il terzo considera l’evento dell’incarnazione quale adempimento delle antiche profezie fatte ad Israele e, infine il quarto schema,in lingua friulana, consente di meditare sulla triplice venuta di Cristo nella storia, nella Chiesa e alla fine dei tempi. Una pluralità di testi per permettere alle nostre comunità cristiane di utilizzare ciò che meglio si adatta alle loro necessità. Soprattutto una serie di testi di preghiera, monizioni, canti, invocazioni, che lasciano trapelare la ricchezza spirituale che il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio e il brano evangelico del Missus in particolare contengono e sprigionano. Tante sfaccettature di un unico grande mistero.
Alcuni aspetti sembrano particolarmente significativi nella novena del Natale.
Innanzitutto, come già accennato, si tratta di una celebrazione ripetuta per nove sere. A una cultura malata di eccessiva velocità e di sfiancante cambiamento, e che fatica ad accettare il “già dato”, la liturgia si propone come ripetitiva, perché proprio nella ripetizione rituale la novità della salvezza non viene riprodotta, ma torna a farsi inedita nelle parole e nei gesti del rito. Così, nello scorrere del tempo, il canto delle medesime parole si incide in coloro che le ascoltano, i quali diventano protagonisti con Maria delle “grandi cose” che l’hanno interessata. In secondo luogo, il livello altamente teologico, anzi cristologico della preghiera. Non si tratta, infatti, di un mero cullarsi in quelle atmosfere natalizie alquanto sdolcinate che una certa temperie commerciale sembra favorire, ma della contemplazione del mistero dell’incarnazione, del mistero di un Dio che «per la nostra salvezza» si è fatto uomo ed è entrato nella storia martoriata degli uomini. Non a caso, a inframezzare le invocazioni, l’assemblea canta il responsorio: «Jesus Christus propter nostram salutem incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine: et homo factus est, venite adoremus».
Conseguentemente emerge anche il tema mariologico. Secondo la tradizione, a Maria sono rivolte le suppliche per chiedere i doni dell’umiltà, di un’adesione pronta alla divina volontà e della purezza di cuore. Lei, la Madre, è anche la Donna maestra nell’attesa fiduciosa che si realizzino le parole del Signore e, pertanto, si fa guida affidabile nel cammino della Chiesa in preparazione al Natale.
Recuperare questa tradizione non è sinonimo di antiquariato religioso, ma significa muovere i passi dell’esperienza di fede sul terreno più genuino della nostra tradizione. Abbiamo sempre più bisogno di ritornare al pane solido e sostanzioso della Parola di Dio e della preghiera consegnataci dai padri. Non per timore delle innovazioni – comunque necessarie – ma per comprendere che il dono di Dio è sempre nuovo perché ci sorprende, ci è già dato, e per questo ci riempie di stupore come è avvenuto per Maria: «Quomodo fiet istud?».
L’invito, allora, è a riscoprire la peculiarità di questo modo di preparare la solennità del Natale celebrando nel miglior modo possibile la novena con il coinvolgimento dei ministri necessari (lettori, cantori, ministranti) e dei fedeli di tutte le fasce d’età. Infine, il sussidio intende stimolare le comunità che hanno dimenticato la tradizione del Missus a recuperarlo, non come oggetto di antiquariato, ma quale elemento prezioso per vivere nella fede l’attesa del Natale e fare propri gli atteggiamenti della Vergine di Nazaret. Oggi è consuetudine correre in continuazione persino alla ricerca di forme di preghiera. Tornare alle fonti più autentiche della contemplazione, muovere i nostri passi sulle orme di chi ci ha preceduto, lasciare la parola al silenzio e all’invocazione anziché alle nevrosi che preludono a tante feste del nostro tempo, è quanto mai urgente per sentire vivo in noi l’annuncio sconvolgente dell’irruzione salvifica di Dio nella storia.
Il sussidio è reperibile presso gli Uffici pastorali della Curia arcivescovile.
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